giovedì 16 aprile

di | 15 Aprile 2020
I discepoli di Emmaus – Arcabas

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento

Credo che il problema vero per i discepoli dopo la morte e resurrezione di Gesù non è stato in primo luogo quello di trovare le prove con cui dimostrare che Gesù era risorto, piuttosto quello di fare loro stessi l’esperienza dell’incontro con il Signore risorto. E allora le apparizioni di Gesù hanno lo scopo non di dimostrare la sua resurrezione, ma di aiutare il discepoli a questo nuovo e definitivo incontro con Gesù, quello della vita nuova, della ricreazione. È come se esistessero due resurrezioni, una quella di Gesù e una quella degli apostoli e forse esiste una terza resurrezione la nostra, perché anche noi dobbiamo in qualche modo incontrare il Signore Gesù, in quella ri-creazione che è richiesta alla nostra vita. Lo strumento che i vangeli usano per fare tutto questo non è la catechesi intesa come insegnamento di precetti, norme, formule, ma la narrazione della vita. Nel vangelo di oggi, ma in genere nei vangeli della resurrezione si dice che i discepoli narravano quanto era accaduto a loro. Raccontavano la loro esperienza di vita. Raccontavano non le buone preghiere della resurrezione, ma la loro vita, la loro relazione vitale con il Signore. Questa modalità della narrazione apre infinite possibilità di entrare in relazione con noi stessi, con gli altri e con Dio. Di fatto chi narra, narra di sé, si mette in gioco. Che bello una catechesi narrativa ed esperienziale e non invece impegnata ad insegnare. Ovviamente non ho detto niente di nuovo, solo che alla fine non narriamo, ma facciamo insegnamento.

Preghiamo

Preghiamo per i nostri catechisti che  in questo tempo sono fermi, possano narrare a tutti il loro incontro con Dio in questo tempo di sofferenza.

2 pensieri su “giovedì 16 aprile

  1. sr Alida

    Incontrare il Risorto e raccontare l’incontro ,questo è ciò che dovremmo raccontare e farne fare esperienza ai bambini ,ragazzi e giovani al “catechismo ” insieme alle preghiere essenziali del cristiano e la Messa ,Solo se lo avremo incontrato e raccontato come nostra esperienza vitale ,lo conosceranno e a loro volta vivranno ….Per questo oggi ti prego ,Signore ,fa che nelle famiglie ,con i messaggi inviati da parte della diocesi e dei parroci riscoprano l’esperienza dell’incontro con il Risorto con i loro figli ,percorrano il loro cammino di fede e per noi catechisti ti preghiamo .Ricordo mio fratello David ,nel giorno 20°anniversario di passaggio ad altra vita ,preghiamo per tutta l’umanità che soffre….

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  2. sr rita

    Ogni separazione richiede una rielaborazione. E questo avviene tra sé e sé, parlando con amici, lasciandosi incontrare da Gesù che “spiega” cioè tira fuori dalle pieghe il buio del dolore e gli da luce e speranza. Prego per Davide, per Camillo, nell’anniversario di partenza e per chi, rimasto, sta facendo un cammino di rielaborazione.

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