Giovedì 10 settembre

di | 9 Settembre 2015

home2 Osea 2,1-3         

Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse: “Va’, prenditi in moglie una prostituta e abbi figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore”. 3 Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: essa concepì e gli partorì un figlio. 4 E il Signore disse a Osea: “Chiamalo Izreèl, perché tra poco vendicherò il sangue di Izreèl sulla casa di Ieu e porrò fine al regno della casa d’Israele. 5 In quel giorno io spezzerò l’arco d’Israele nella valle di Izreèl”. 6 La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: “Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non ne avrò più compassione. 7 Invece io amerò la casa di Giuda e saranno salvati dal Signore loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri”. 8 Dopo aver divezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. 9 E il Signore disse a Osea: “Chiamalo Non-mio-popolo, perché voi non siete mio popolo e io non esisto per voi”.

Commento

Della vita di Osea conosciamo il suo dramma famigliare. Osea aveva sposato una donna che amava e che molto probabilmente lo ha abbandonato, lasciandogli dei figli. Nella vicenda vedremo come Osea continua ad amare questa donna. L’esperienza dolorosa del profeta diventa simbolo dell’amore di Jawhe verso il suo popolo. Gli stessi figli nati da questa donna porteranno il segno della condizione della mamma e saranno detti i figli della prostituta. Interessanti sono i significati dei nomi di questi figli. Il primo Izreel, la seconda non amata, il terzo non popolo mio. È chiaro che sono nomi simbolici che indicano la condizione di Israele. Il simbolismo è chiaro: il popolo è infedele, non è più fedele al patto di alleanza con Dio e Dio è come uno sposo profondamente innamorato di quel popolo , ma abbandonato. Ricordiamo quanto Dio ha fatto per quel popolo nel libro dell’Esodo.  Torniamo un attimo ai nomi dei figli. Izreel è una pianura dove  Israele in quel periodo ha combattuto le sue più dure battaglie. Il primo figlio di Osea nel suo nome è simbolo della violenza che regna a Samaria. Non amata, la seconda figlia indica come Dio minaccia (attenzione minaccia, ma non lo farà mai) di togliere tutta la sua misericordia verso quel popolo incapace di rimanere saldo nella fedeltà all’alleanza e di cadere nell’idolatria verso popoli pagani. Non mio popolo, il terzo figlio è la contrapposizione a quel voi siete il mio popolo. Dio sembra ritirare la sua elezione verso il popolo di Israele. Concludo dicendo che Osea incarna il dramma di Dio che non si sente amato dal suo popolo e lo incarna dentro la sua storia famigliare. Un uomo non amato, un Dio non amato ecco il dramma di Osea e Dio.

Preghiamo

Preghiamo per tutti “i non amati”

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

3 pensieri su “Giovedì 10 settembre

  1. sr Rita

    Partecipare così da vicino al dramma di Dio è una esperienza che toglie il fiato. Quanti Osea anche ai nostri giorni stanno vivendo situazioni di abbandono, di tradimento, di infedeltà, di prostituzione, di non amore. Ogni storia personale vissuta sotto lo sguardo di Dio diventa simbolo della storia di salvezza che Dio sta scrivendo nell’umanità. Penso che Osea sia in grado di “sentire” sulla sua pelle quello che prova Dio per il suo popolo. Mi pare sia un richiamo anche per noi a immedesimarci nel “sentire” di Dio ed anche di tanti uomini e donne che stanno vivendo situazioni simili. Il guardare a Dio illumini il vissuto di ognuno di noi e di quanti soffrono.

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  2. elena

    Parola dura, quella di oggi. C’è come un’amarezza. .. un vuoto , una delusione. .. prego volentieri ver chi non è amato e per chi non ama. Quanta tristezza in queste vite!
    Elena

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  3. diego

    Proprio ieri sera io e mia moglie abbiamo iniziato l’avventura di collaboratori dell’ufficio pastorale familiare della diocesi di Bergamo e questa lettura pareiincarnare a pieno i temi affrontati ieri…la nostra società disgregata, frammentata, dettata da relazioni volutamente fragili, si presenta sfrontata, come la moglie-prostituta do osea…vorrei che noi tutti riuscissimo ad avere uno sguardo ricco di amore verso le mille situazioni di fragilità che ogni giorno incontriamo sulla nostra vita e prego Gesù, perché anche noi, soprattutto i più impegnati, riusciamo a trasformare lo sconforto portatoci dalla sfrontatezza in amore misericordioso…anche verso chi nemmeno ce lo chiederà e volgera’ la testa per non udire le notare parole…vi chiediamo una preghiera particolare per me e per mia moglie all’inizio di questa nuova magica avventura con la diocesi…

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