ieri soon stato dai miei amici di Marango e non sono riuscito a proporvi il pensiero quotidiano. lo rilancio oggi. …. Ritorno per qualche giorno ancora sul presepio. In ogni presepio che si rispetti c’è gente, gente di popolo, gente che va verso la grotta. Se li guardiamo bene sono un’umanità tutta diversa, non c’è un personaggio uguale all’altro. Se li disponi bene fanno una bella figura, se li disponi a caso fanno solo confusione. Il problema è proprio quello di capire cosa vuol dire mettere in buon ordine le statue del presepio, le cose della vita, la mia vita. Questo è un bel problema. Io poi in questo periodo cammino verso la grotta in uno stato di confusione. Mi avvicino alla grotta, poi mi allontano. Incrocio quella storia e poi un’altra ancora. Concludo qualcosa di buono e poi mi ritrovo nel caos. Certo che cammino come popolo di Dio, ma penso di non essere in grado di mettere in ordine niente, o poco. C’è come un vicolo cieco dove ogni tanto vado a sbattere e questo vicolo cieco non è altro che la mia insipienza, la mia poca capacità di mettere in ordine ogni cosa. Eppure Dio ama un popolo diverso, dai colori diversi, dalle sfumature diverse, dai tratti diversi. Certo, Dio non ama la confusione, ma non è nemmeno quel tipo che mette tutti in fila, in ordine, che chiede a tutti di arrivare con gli stessi tempi e con le stesse modalità alla grotta. Dio ama le differenze: non ci vuole uguali e neanche troppo simili. Né come lingua, né come cultura, e neppure come modo di pensare, di agire, di lavorare. Anche Cristo nello scegliere i dodici amici che ora noi chiamiamo apostoli, si era circondato di personalità molto diverse e ne aveva sempre rispettato le peculiarità: a Pietro e magari anche a Matteo ha cambiato nome e mestiere, ma non certo il carattere. Forse accetta anche un popolo confuso, forse accetta la mia vita confusa. Forse non mi chiede di mettere tutto in ordine dentro e fuori di me. forse chiede solo di imparare dalla confusione. Cosa posso imparare dalla mia confusione? Di sicuro non l’arte della disciplina. Allora che cosa mi rimane? Uno sguardo verso la grotta, dove la grotta può essere il mio cuore e in quella grotta-cuore cercare la via verso un cambiamento radicale.