Concludo queste brevi riflessioni sul brano delle beatitudini con un’ultima considerazione. La chiamo: gli esclusi. Trovo scritto in un libro di un teologo, Josè Maria Castillo: “l’aspetto più allarmante di questo tempo non è che alcuni popoli dipendano da altri e degli esseri umani da altri esseri umani… ora quello che succede è qualcosa di molto peggio: i dominatori non considerano gli altri dei sottomessi, ma degli esclusi, ossia, non contano più, non rientrano più nei loro calcoli, nei loro conti, nei loro progetti futuri, nemmeno nei loro programmi economici e politici.” Insomma gli esclusi non esistono più. guardo la storia che mi circonda e mi chiedo: dove sono le politiche per tenere dentro gli esclusi? Oggi parliamo di inclusione sociale, ma che cosa stiamo includendo? Conosco giovani che vogliono provare a costruire storie diverse, progetti nuovi, ma alla fine mi rendo conto che se non contano, se non hanno meriti, non vanno da nessuna parte. O entri in questo sistema o niente da fare. Le beatitudini hanno il potere di scardinare questo sistema, perché Gesù con le sue parole vuole instaurare un nuovo sistema di vita, un nuovo modo di intendere il mondo. Certo dobbiamo avere il coraggio di rimettere al centro gli esclusi e costruire con essi. Anche la chiesa, qui deve imparare tanto, imparare a mettere al centro gli esclusi, non solo come assistenza, ma come progettualità. Al riguardo ecco le parole del padre della chiesa Giovanni Crisostomo. Siamo nel 4 sec. D. C. e vedeva la chiesa che incominciava al dimenticarsi dei poveri, lui che era vescovo scrive queste parole: la chiesa non è un’oreficeria, non era d’argento quella tavola, ne d’oro il calice con cui il Cristo diede ai suoi discepoli il suo sangue. Vuoi onorare il corpo di Cristo? Dopo averlo onorato in chiesa, non disprezzarlo quando è coperto di stracci fuori della porta della chiesa. Colui che ha detto “questo è il mio corpo” ha detto anche “questa è la mia fame”. Che importa che la mensa del Signore scintilli di calici d’oro, mentre lui muore di fame? Che senso ha offrirgli porpora e oro, e rifiutargli un bicchiere d’acqua? Rendi bella la casa del Signore, ma non disprezzare il mendicante, perché il tempio di carne di questo fratello è più prezioso del tempio di pietre.“
Grazie… così possa essere per ogni cristiano di sguardo profondo e verticale, uno sguardo che parta dal basso per elevarsi, elevando anche i suoi compagni di viaggio.