disonesto?

di | 12 Marzo 2023

Qualcuno mi scrive che l’amministratore della parabola era disonesto, così si dice nel testo della parabola  che stiamo commentando. Ed io condanno ogni forma di disonestà. Ma siete poi così sicuri che l’amministratore è stato disonesto? Oppure che il sistema economico che era in vigore era disonesto e il buon amministratore non ha fatto altro che adeguarsi a questo sistema? Se fosse così è vero che è stato disonesto. Ma allora anche noi che accettiamo la logica di questo sistema economico che prevede che lo scarto del mondo non è considerato, non siamo conniventi con questo sistema? Non è che se vogliamo non essere conniventi dobbiamo cambiare modo anche noi? Certo noi facciamo parte di questo mondo, noi accettiamo queste regole perché non ne esistono altre in apparenza. Ma il credente che legge il vangelo non ha il dovere di cercare vie nuove che rendono ragione dei poveri del mondo? Il credente, in economia non può dire una parola diversa da quella comune? Per capire che cosa voglio dire e per far comprendere che quell’amministratore è stato connivente con un sistema disonesto, scrivo le parole della parabola e cerco di spiegarle. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il sistema economico prevedeva che una volta reso quanto l’amministratore doveva al padrone, il di più che lo stesso amministratore stabiliva diventava suo, quella era la sua ricchezza. Questa era la regola: non mi sembra una regola onesta, perché ogni amministratore poteva stabilire la quota del suo guadagno che andava soprattutto a scapito dei poveri perchè loro non potevano pagare. Non era disonesto solo l’amministratore, ma un sistema che favoriva questo. Mi viene un pensiero: quando l’amministratore chiama i debitori uno per uno e fa lo sconto: da 100 a 50, da 100 a 80, non è che magari lo sconto che fa è la sua parte di guadagno? Non è diventato buono di colpo, ma per salvarsi rinuncia alla sua parte; è stato furbo, non ha cambiato il sistema, sicuramente ha rinunciato al suo guadagno. Il vero tema della parabola allora è dichiarare che quel sistema che rovinava i poveri non andava bene, andava cambiato.

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