cura

di | 10 Aprile 2021
GIOTTO CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI PARTICOLARE DELLA NASCITA DI GESU’ E ANNUNCIO AI PASTORI

Alcuni anni fa gli amici dell’end avevano regalato una pianta di limone a don Roberto. Mi sembra in occasione dei suoi 70 anni. Era molto legato don Roberto alla sua end, come del resto io alla mia. l’impegno lasciato dagli amici dell’end era che quella pianta doveva sopravvivere almeno un anno. Don Roberto guarda la pianta di limone e poi mi guarda e mi dice: prendila tu e curala per me. Ero contento quando don Roberto mi affidava degli incarichi. Mi manca anche per questo, oggi chi affida il compito di curare una pianta di limone? Ma quell’incarico mi faceva paura per tanti motivi. Primo perché non sono bravo come don Roberto a curare le piante; secondo perché, che figurava ci facevo io con gli amici dell’end se sta pianta non fosse sopravvissuta almeno un anno. Ed invece è vissuta e c’è ancora dopo tanti anni. Ha sempre fatto tanti fiori un po’ meno i limoni. D’inverno la porto in casa, e d’estate se ne sta fuori all’aperto. Ogni tanto perde tutte le foglie e mi dico è andata, ed invece la guardo con attenzione e ne vedo spuntare delle nuove. Quando sono venuto via dall’Agro me la sono portata dietro insieme ad un’altra pianta.  Un tronchetto della felicità. Anche questo mi è stato affidato da un amico che non c’è più. Ed anche lui è sopravvissuto a tanti eventi. Ma adesso arriva la parte che mi interessa. Ieri ho deciso che era arrivato il tempo di cambiare il vaso, ormai troppo piccolo della pianta di limone e del tronchetto della felicità. Penso di averci messo tutta l’attenzione possibile, tutta la cura possibile. Era da un po’ che ci pensavo, ma ho sempre rimandato per paura che quel travaso, quel cambio di vaso, poteva dar luogo ad un disastro. Da oggi, fino a quando non vedrò che la due piante si ambienteranno nei nuovi vasi e metteranno radici, le guarderò tutti i giorni e dirò: dai che ce la potete fare. e allora tirerò un sospiro di sollievo. In caso contrario… Sono storie di fede queste? Lo dico perché qualcuno mi scrive di non pensare a piante e robe simili, ma di pensare a Dio e agli uomini. Mi pare che Gesù guardava il grano maturo e ci inventava bellissime parabole, guardava i gigli del campo e parlava dell’amore provvidente del Padre. E allora per finire, che cosa ci ricavo da due piante? Prima che tutto mi è affidato, che non sono padrone di niente. Mi è affidata una pianta, ma soprattutto mi sono affidare persone, mi è affidata la mia vita. Secondo che ho come una grande responsabilità di fronte a questi affidamenti. Terzo che sento tutta la paura di fronte a tutto quanto mi è affidato. Ultimo, che sono fortunato che mi venga affidata un pianta, ma più ancora che mi venga affidato per un periodo un ragazzo, che qualcuno, fidandosi, mi affidi e mi consegni la sua storia.  Si, sono davvero fortunato e con un po’ di paura addosso.

3 pensieri su “cura

  1. Elena

    Parla alle tue piante, amale, guardale e sorridi con loro…oltre a rallegrarti con la loro presenza e la loro bellezza ti ricordano ad ogni sguardo e ad ogni pensiero che la vita che ci viene affidata e regalata, richiede cura. Richiede amore…

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