costeggiamenti

di | 20 Ottobre 2021

Non so se costeggiamenti è una parola italiana ma è sicuramente adatta per quanto voglio scrivere. Ogni tanto don Roberto ci chiedeva di alzarlo di peso dalla sua sedia o dalla sua poltrona. O meglio quando lo alzavamo chiedeva di essere portato vicino alla finestra per un minuto. Era un’operazione non semplice, ma nemmeno impossibile. Ci voleva solo un po’ di attenzione e di delicatezza. Se veniva alzato nella sala tv, da quella finestra riusciva ad intravedere il monte Misma e sullo sfondo la Presolana. Era per un momento di nostalgia pura. Se veniva alzato nella stanza che era il suo ufficio vedeva il panorama che è descritto nella foto. Una quercia, un prato, e il Gardellone. Che era il canale che girava attorno a casa. E lì partiva la sfilza dei ricordi. Diceva che era il torrente da cui prendevano l’acqua per bagnare gli orti della cascina. Visto che avevano avuto il permesso di fare sto lavoro di notte succedeva che proprio nel momento del sonno in cascina c’era un via via. Non sto a descrivere come don Roberto raccontava di quella operazione. Certo che quando narrava di queste cose il suo volto si illuminava. Sempre secondo quella logica che dice qualcuno, secondo cui ho buon tempo, ogni tanto facevo un giro li intorno e costeggiavo il Gardellone. Non era un granchè, ormai non c’era più nessuno che faceva la manutenzione. Rimaneva con un po’ di acqua e tanti rovi. Il Gardellone era il segno di un modo diverso di coltivare la terra. Oggi è tutto automatizzato. Eppure quella rete di torrenti e di canali è stata per tanti secoli una risorsa preziosa. Andavano puliti, controllati, sistemati, erano parte integrante dei campi. Erano belli da vedere e rendevano belli i panorami. Oggi non ho più un malinconico Gardellone da costeggiare. Ho gli spazi di Rosciano, cerco di costeggiarli ogni giorno, ma di questi tempi sono così preso che non mi accorgo che cosa costeggio. Oggi non ho più un don Roberto che mi chiede di alzarlo per mostrare per un attimo solo la Presolana o il Gardellone e la quercia. Ieri sera con il gatto faraone ho costeggiato l’orto di Rosciano e mi sono semplicemente detto: chi dovrò sollevare domani? E chi mi solleverà domani. Con don Roberto era tutto chiaro: lui era da sollevare. Oggi mi sembra tutto così confuso… costeggiamenti che lasciano dentro ricordi e che rilanciano sul futuro. Rientro in casa, mi preparo la cena e  penso al Gardellone. si perchè io sono fatto così, devo avere un corpo da sollevare, deve esserci un corpo che mi solleva. solo in questo modo tutto mi sembra chiaro. e non ditemi che sono assistenzialista o paternalista. ho bisogno di un corpo da sollevare io.

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