candela rossa

di | 1 Ottobre 2021

Ed eccola la mitica storta candela rossa che ha girato sulle torte di tutti i compleanni festeggiati, o forse è meglio dire celebrati, attorno la tavolo con don Roberto. I compleanni si festeggiavano quasi sempre di mercoledì sera ed erano diventati un vero e proprio rito. Arrivavano la Teresa e la Luisa con il pesce pronto. Arrivava il Benny con tutto l’occorrente per il risotto, il mitico pesce e il mitico riso del mercoledì sera, di ogni mercoledì sera. Quando si festeggiava il compleanno di qualcuno don Roberto non stava più nella pelle. A volte era una sorpresa anche per lui. Quelli che noi chiamavamo badanti e che lui chiamava sempre con rispetto con il loro nome, si sedevano a tavola con noi e accudivano don Roberto. Poi arrivavano gli invitati, i festeggiati e con loro arrivava la torta. La serata era un vero e proprio rito. Il risotto che doveva essere messo nei piatti solo dal Benny, mentre il pesce veniva distribuito dalla Teresa. Il vino, l’acqua, il pane, il formaggio per don Roberto. Tutto sempre uguale come un vero e proprio rito. E alla fine compariva la torta con la sempre uguale candela rossa. All’inizio era sana e bella, poi un giorno si è po’ rotta, ma abbiamo continuato ad usarla. Sempre lei su ogni torta, per ogni compleanno. Il tutto durava un ora e poi ci si alzava, don Roberto veniva portato sulla poltrona e si godeva un po’ di televisione. Questo era il rito del mercoledì sera, a volte rallegrato da un compleanno. Ma c’era un altro rito del mercoledì sera che si ripeteva sempre uguale, perché i riti si ripetono sempre uguali. Anzi ho sbagliato. Il rito si svolge sempre allo stesso modo, ma dentro questo modo di svolgersi sempre uguale si verifica un atto nuovo, rivelativo, l’atto che da senso al rito. Così il rito è sempre uguale e sempre nuovo. In quel rito sempre uguale del mercoledì sera c’era sempre un attimo che rendeva vero e sempre nuovo quel momento. Era il momento in cui ci si ascoltava, in cui tutti ascoltavano in silenzio l’altro che stava a tavola. E in ultimo si ascoltava il racconto di don Roberto. Lui faceva fatica a parlare e allora si stava in assoluto silenzio. Poteva essere un racconto di montagna, della storia del patronato, un incontro che don Roberto aveva avuto in settimana. Comunque era sempre un atto rivelativo e noi in silenzio cercavamo di apprendere la lezione. Mi domando se i nostri riti sono solo sempre uguali, o se contengono un momento di ascolto, un atto, una parola rivelativa. La mitica candela era il segno che anche in quella serata del mercoledì il rito della fraternità era stato celebrato. e noi eravamo felici.

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