bianco indefinito

di | 9 Giugno 2021

Cerco tracce di bianco attorno a me. Ma vedo venire un nero temporale e poi un colore indefinito di situazioni complesse. Cerco delle tracce di bianco che è il simbolo del futuro, di un tempo che finisce, la famosa zona bianca, ma vedo tracce di colori intensi lasciati da questa pandemia. Vedo il colore rosso scuro del lavoro, il colore verde scuro della scuola, il colore grigio del futuro cielo delle nostre città, vedo un colore opaco per le nostre comunità. Ed in mezzo a tutto questo intravedo un bianco strano. È verso sera, quando sono qui solo a Rosciano, mi siedo fuori casa su una panchina. Il gatto faraone se ne sta sdraiato tranquillo. Il cielo riflette colori di luce tenue colori che preparano il tramonto. E compare un colore bianco. Non ho le visioni! È solo il riflesso della luce che cade nel prato e che rilancia un bianco tenue. E allora sul quel riflesso di luce bianco tenue nasce questa riflessione. Sono riuscito a vedere il  riflesso di luce quando mi sono messo in silenzio. E ho ascoltato il mondo attorno a me. C’era silenzio, c’era luce, c’era parola silenziosa. Turoldo in una sua poesia cantava così: “il mio cuore / ove Tu scendi a sera / io e Te soli / a prolungare il colloquio”. Si intuisce in questi versi che il dialogo con Dio non ha solo parole ma soprattutto silenzi: non per nulla nella tradizione giudaica il nome di Dio — elemento fondamentale in ogni religione — non lo si deve dire ma solo tacere. Il bianco che sogno di vedere in futuro e che mi propongo di non smarrire mai nella mia vita è il bianco silenzioso di un colloquio con Dio e l’infinito. Non so se si può scrivere in maniera corretta (tanto ormai ho rinunciato ad un buon italiano),  mentre me stavo in silenzio ho come pensato ad un bianco silenzio. La miglior raffigurazione che io conosca di questo silenzio sta nella scrittura sacra. Prima di citare il brano voglio semplicemente dire che il colore bianco riunisce in sé tutta la gamma cromatica dei colori e quindi questo bianco silenzio riunisce tutta la gamma dei silenzi e la raffigurazione biblica che sto per citare riassume perfettamente tutte la gamma dei silenzi possibili, come il colore bianco appunto. Sono tre parole ebraiche che descrivono la manifestazione  del Signore davanti al profeta fuggiasco e scoraggiato, Elia, giunto alla vetta dell’Horeb-Sinai: qôl demamah daqqah, una «voce di silenzio sottile» (1 Re, 19, 12). Nella nostra bibbia lo abbiamo tradotto con voce di brezza leggera, ma sento più mio quel voce di silenzio sottile.  Il profeta “focoso” (egli era «come fuoco e la sua parola bruciava come fiaccola», si legge in Siracide 48, 1) aveva atteso Dio negli altri segni clamorosi e rumorosi: il «vento gagliardo e potente», il terremoto, la folgore. Ma il Signore non era lì, bensì nel silenzio che era segno non di assenza ma di presenza efficace, pronta a rimettere di nuovo Elia sulla strada della sua missione. Dopo questo tempo non mi interessa più il rumore dello stadio, il rumore della movida, il rumore della contestazione in piazza, il rumore del caos della città, il rumore delle cerimonie parlate e urlate. Per il futuro cercherò solo il bianco silenzio o perlomeno cercherò il più possibile di evitare le occasioni di una zona  bianca troppo rumorosa. Cercherò una voce di silenzio sottile. Almeno così desidero.  

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