È tardi mentre inizio a scrivere. Magari non scriverò molto. Sciama una famiglia di api e la riprendiamo. Un ragazzo non sta bene e ci interessiamo. La sera sono attorno ad un tessuto blu e dialoghiamo. In tutte queste cose sento che la zona bianca che arriverà lascia dentro nel cuore come delle nostalgie. E’ per questo che parlo di bianca nostalgia. Sono tutte quelle nostalgie che vorrei in qualche modo ritrovare come certezze nel tempo che verrà. La nostalgia di un cielo terso, pulito, di un cielo che distribuisce le stagioni in maniera corretta, di modo che le api producano miele abbondante. Bianco nostalgia di quando noi che eravamo ragazzi e, anche se eravamo sempre in aria, avevano una comunità, dei luoghi belli dove ritrovarsi. Oggi mi sembrano così belli, ma anche così confusi questi ragazzi, mischiano tutto nella vita e alla fine si confondono su tutto. Un bianco di nostalgia per sentire che le ferite in qualche modo si possono ricomporre, che i conflitti sono riconciliabili, che i drammi si possono risanare in speranze. È come se cercassi una zona franca, una zona sicura. Una zona bianca non solo perché è libera dal covid, ma perché in quella zona franca risuona in tutta la sua forza la bellezza della vita. ed invece viviamo in zone confuse, in zone miste, in zone instabili. Tutto questo a volte produce in me la nostalgia di tempi e di luoghi che non esistono più o che faticano molto ad esistere. Come sarebbe bello se…. Ed invece il tempo contemporaneo ci rimanda tutta la durezza della vita post covid, anche se cerchiamo di allontanare tale durezza con il tentativo di tornare alla normalità. Una zona bianca di nostalgia, una zona franca per stare al sicuro, una zona che è come una bolla in cui stare e che mi difende dalla confusione. Lo so che la vita non può essere così. E allora esco dalla mia zona franca e mi ributto nel mondo, sperando di poter vivere questo tempo con serenità e bellezza.