autunno

di | 25 Settembre 2020

Ricordo un film romantico che avevo visto tanti anni fa dal titolo Autumn in New York. Niente di che, ma per una sera insieme a don Roberto si poteva fare anche i romantici con Richard Gere. Devo essere sincero quel film non è piaciuto ne a ma ne a lui.  E il calendario ci dice che siamo entrati nell’autunno. E il tempo di questi giorni ce lo conferma. Gli esperti dicono quasi come un mantra, un luogo comune: giù le temperature, finisce l’estate. Magari non sarà così, ma oggi si è cominciato a parlare di pulire l’orto, raccogliendo rami, piante, e quello che rimane, perché di fatto ora si producono solo ortaggi autunnali. E la discussione era su quanto potevano rimanere ancora “giù” i pomodori. Quel termine giù è fantastico. Derivazione dal bergamasco zo, giù. È la terminologia bergamasca dell’orto: laza zo,lascia giù. Bellissimo. Mi fermo qui con il dialetto e devo dire che mi piace parlarlo anche perché era la prima lingua a casa mia. Non mi piace la retorica dei doppi cartelli in bergamasco e italiano e altro simile. Quel “laza so amò”, lascia giù ancora, fa parte del mondo contadino e non può essere strumentalizzato per altro. Punto e basta. Dopo questa divagazione dialettale torniamo al nostro autunno. All’inizio dell’autunno di 8 anni fa ci ha lasciati il nostro papà Vito. Ci troviamo ogni anno per ricordarlo  noi figlie e nipoti: una messa e una semplice pizza, un’occasione per stare insieme. Era un bravo papà, amante del silenzio, delle cose semplici, della montagna, degli scouts, delle missioni, e della sua famiglia. Ho imparato un sacco da lui. quando era ormai nel pieno dell’alzheimer, un giorno, in un attimo di lucidità, disse a sua moglie: ti voglio bene ancora. ed erano passati 49 anni. Mi sono commosso. Bel tipo mio padre. Devo alla sua determinazione nei confronti di mia madre se dopo le medie sono entrato in seminario. Mia madre non voleva, diceva che era troppo presto, e lui con poche parole mise tutto a posto: lascialo andare se non è la sua strada torna indietro e così sono approdato in seminario a 14 anni e non sono più tornato indietro.  A proposito di dialetto bergamasco, questi dialoghi andrebbero scritti in bergamasco perché hanno un po’ il sapore degli alberi degli zoccoli, perché forse la nostra famiglia ha le radici proprio lì, nella terra dei contadini, trapiantata a malincuore nella fabbrica della Dalmine, fino a smarrire la memoria di quel tempo contadino, per finire col riconoscere che quella fabbrica aveva portato tanto benessere, ma anche tanti problemi. Questo autunno è carico di una strana malinconia, forse di un tempo che non c’è più. Dicono che c’è un ritorno alla terra, ma io non lo vedo. pochi  si fermano a zappare la madre terra, tanti fanno la filosofia della madre terra. Pochi ammettono la fatica di una terra bassa e dura da lavorare, come dice il mio amico Mino o il mio amico Matteo Bendotti. In tanti fanno della terra un’azione romantica e poi se ne vanno in ferie quando c’è da lavorare sodo… autunno, malinconia di un ritorno alla terra. Autunno, malinconia di un padre che mi ha lasciato e con lui se n’è andata una sapienza semplice ma vera. Autunno, malinconia  della stagione che amo di più.

2 pensieri su “autunno

  1. se rita

    Malinconia, ricordo, gratitudine per una stagione e persone che passano ma che hanno fatto la nostra storia. Ogni stagione: la sua bellezza, i suoi frutti, le sue fatiche. Ma così la vita si compie.

    Rispondi
  2. sr Alida

    E ‘vero e’ autunno, piu’freddo, ricordi, gratitudine. Ma a me l’autunno piace, tutte le stagioni sono belle, anche se ora un po’le abbiamo strapazzate, ma l ‘autunno e’ la stagione che mi piace di piu’perhe ‘I suoi colori assomigliano di più alla nostra vita…

    Rispondi

Rispondi a se rita Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.