adultità

di | 16 Novembre 2021

Cosa vuol dire essere adulto? Non lo so bene. Vuol dire prendersi delle responsabilità? Può essere. Vuol dire realizzare progetti? Anche questo può essere. Vuol dire dare forma ai nostri sogni? E chi dice di no. Ma allora nessuno è adulto. Chi è capace di prendersi fino in fondo delle responsabilità? Chi sa realizzare pienamente i propri progetti? Chi conosce e porta a compimento i suoi sogni?  Tra l’altro questo tempo contemporaneo ha come scardinato la figura dell’adulto, facendoci entrare nel mondo dell’eterna giovinezza. Guardo la mia vita confusa che cosa ho realizzato? Piccole cose. Dove sono le mie responsabilità? Se devo essere sincero vi è come una mancanza di fedeltà alle responsabilità. E i miei sogni? Vengono tutti ridimensionati dalla realtà. E allora che cosa è questo essere adulto? Abbozzo una risposta pensando a don Roberto: attraversare la vita senza la pretesa di lasciare un segno, viverla la vita fino in fondo, fino a dove ne abbiamo le capacità e fino a dove sopportiamo il limite. Un salmo dice: che cosa è l’uomo perché lo ricordi, un figlio d’uomo perché te ne prendi cura? Le nostre categorie con cui abbiamo pensato l’adultità della vita non stanno più in piedi è tempo di battere altri sentieri. Che cosa è l’uomo? Piccola cosa, eppure il padre si prende cura dell’uomo. Non è che forse il volto nuovo dell’adultità consiste nel riconoscere che Dio si prende cura di noi e tornare a confidare in Lui? E si perché di colui che si prende cura di noi umani ci siamo un po’ dimenticati. Adultità non è un progetto, ma una fiducia, una relazione, un incontro pienamente riuscito

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